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La Storia

Luigi Russo – (Delia, Caltanissetta, 1892 – Marina di Pietrasanta, Lucca, 1961)

Dopo aver frequentato il liceo a Caltanissetta, passò a Pisa, dove fu allievo della scuola Normale tra il 1910 e il 1914. Partecipò alla prima guerra mondiale (pochi possono immaginare qual era l’entusiasmo schietto e ingenuo della gioventù d’allora per la guerra per liberare Trento e Trieste, la quarta guerra del Risorgimento italiano) e nel dopoguerra fu a Napoli insegnante di italiano e latino all’istituto militare della Nunziatella. Già nel 1915 era uscita la sua tesi di laurea sul Metastasio, che fu riveduta nel 1921. L’opera più importante di questo periodo è il Saggio sul Verga, uscito nel 1920.

L’interesse per il Verga fu continuo nel Russo (ancora nel 1952, nel volume Il tramonto del letterato, troviamo un intervento su Verga poeta della povera gente) ma questo primo saggio costituì un avvenimento importante per il rinnovamento degli interessi e dei metodi della critica italiana. Lo stesso Russo nella introduzione al libro del 1934 segnalava la novità metodologica del testo. Egli accetta la distinzione crociana tra poesia e non poesia, ma cerca di integrarla con una rappresentazione il più completa possibile del mondo dello scrittore, dal punto di vista culturale e anche sociale. Il saggio Lo svolgimento dell’estetica crociana affronta direttamente, in questo stesso anno, i problemi che indirettamente il saggio aveva affrontato: si accettano i canoni della critica crociana, tentando di immettervi una maggior attenzione ai rapporti dello scrittore col mondo in cui vive e con la storia, richiamandosi in questo alla critica desanctisiana. Nel 1921 esce l’interessante Saggio su Di Giacomo, e nel 1923 un’opera ancor oggi assai utile, i centosei profili dei Narratori, eseguiti con valido intento informativo, concisi ed efficaci. Nel 1925 ha la cattedra di letteratura italiana alla facoltà di magistero di Firenze, e nel 1934 passa alla facoltà di lettere a Pisa. Sono questi i suoi anni più fecondi e in cui egli dà le sue opere più rilevanti: Francesco De Sanctis e la cultura napoletana e Prolegomeni a Machiavelli. Riferirsi in quegli anni alla cultura dell’ottocento napoletano, allo Spaventa e al De Sanctis, voleva dire rifiutare culturalmente il fascismo, che infatti è definito nella conclusione del libro una torbida acrisia sensuale e mistica : una definizione che non esce da un ambito letterario, ma che ebbe tra gli intellettuali del tempo una notevole efficacia. Riferirsi poi al Machiavelli significava, in periodo fascista, innanzi tutto opporsi alla moda del regime di rappresentare se stesso come il movimento che aveva attuato gli ideali machiavellici; del 1924 era il Preludio a Machiavelli del Mussolini, del 1931 La tecnica del colpo di stato del Malaparte; e in genere la pubblicistica fascista, riprendendo posizioni espresse dall’Oriani, insisteva nei suoi riferimenti all’opera del fiorentino. Il saggio del Russo, basato sull’antitesi Machiavelli-Savonarla, accettava la tesi crociana del Machiavelli artista della politica, e dello scoprimento da parte del Machiavelli di un’area politica distinta da quella morale. Il libro attirò l’interesse del Gramsci in carcere, e rimane uno dei momenti più rilevanti dell’azione culturale che stimolò in senso antifascista più generazioni di giovani di quel periodo. Dopo la seconda guerra mondiale, ripensando alla sua posizione verso il regime, il Russo scrisse, con la superbia e il candore che gli erano caratteristici: il nostro antifascismo fu più utile ma più indisturbato.

Della successiva opera del Russo si ricorda quella rivolta alla scuola. Per quanto riguarda il Manzoni, esce nel 1932 il commento a Liriche e tragedie, e dal 1932 al 1935 lavora al commento dei Promessi Sposi. Per il Leopardi, dette alla scuola un commento ai Canti, e del 1943-44 il saggio sulla Carriera poetica di Giacomo Leopardi; tra il 1940 e il 1942 escono i volumi antologici dei Classici d’Italia. Nel 1942-43 escono i tre volumi della Critica letteraria contemporanea in cui il Russo, esaminando l’attività teorica e militante dei critici italiani, in particolare il Croce e il Gentile, precisa polemicamente la propria posizione. Nel 1945 il Russo – che aveva collaborato alla rivista La nuova Italia ed era stato direttore del Leonardo – fonda la rivista Belfagor, che inizia nel 1946 le sue pubblicazioni. Essa costituisce il più interessante impegno del Russo in questo periodo e si inserisce vivamente nella cultura italiana. Oltre ai contributi critici dei diversi saggi, la rivista ospitava le brillanti e frequenti polemiche del Russo (Noterelle e schermaglie) con le personalità del mondo culturale e politico.

La serie dei Ritratti e disegni storici comincia a uscire nel 1957, e del 1960 è il volume Il tramonto del letterato, che ospita saggi di vari periodi.

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